venerdì 18 novembre 2011

C´era una volta il piccolo grande Renon

La classifica forse non è l’elemento dal quale partire per analizzare la crisi che attanaglia il Renon. L’ultmo posto, vero, fa male, ma quattro punti dalla penultima, il Vipiteno, possono essere pochi, come, nello stesso tempo, tanti.
Dietro al delicato momento ci sono comunque tante situazioni negative, che si stanno incrociando pericolosamente. Il derby perso a Vipiteno rischia di portarsi dietro tanti, tanti strascichi. A questa squadra manca l’anima, una spina dorsale, un leader capace di voltare pagina, quando arrivano i momenti di difficoltà. Il castello è fragile e gli unici a tenere in piedi la baracca sono gli italiani: enocomiabile soprattutto la terza linea, ma dietro cosa c’è che funziona? Praticamente nulla, a partire dagli stranieri. In porta Krizan sta deludendo (stats alla mano, portiere con rendimento peggiore del campionato), la difesa non trasmette tranquillità (Farinuk a tratti è imbarazzante, Graham fa il suo ma non basta) e lì davanti gli oggetti misteriosi non si contano sulle dita della mano. L’assenza di May, il capitano e il motivatore della truppa, si sente, la prima linea di stranieri fa acqua da tutte le parti (Blight e Faulkner impalbabili, Tudin è lontano parente del grande giocatore ammirato fino a due anni fa). E poi Greg Holst: si sente poco dalla panchina, molti lo temono e lo ricordano come un fiume in piena, ma adesso parla sempre di meno e sembra scoraggiato a tal punto che non è un’eresia pensare che a breve decida di cambiare aria e salutare il nostro campionato. Tanti fattori, una sola certezza. Questa squadra non gira, qualcosa deve essere rivisto. Il tempo c’è, ma  ora contano i fatti. Ricordate quella piccola grande squadra, orgoglio di un altopiano intero? I tempi d’oro, delle finali scudetto, non sono poi così lontani, ma è come se fosse passato un secolo. C’era una volta il piccolo, grande Renon.




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